La chioma di un albero verde

Vi racconto questa mia esperienza.  Alcuni giorni fa mi trovavo in una località di montagna presso una specie di ristorante autogestito di tipo domestico che era attrezzato con una grande veranda che dava sulla vallata e dove il caldo, piuttosto afoso non ostante l’ altitudine, veniva mitigato da una leggera brezza che soffiava a ritmi alternati.  Dopo la colazione, eravamo rimasti solamente in due, io e una signora molto anziana, la quale si lamentava non del caldo, non della età, ma del fatto che non si era portata niente da lèggere e nemmeno poteva essere aiutata dal figlio, che era dovuto andare via per una commissione.  Con rammarico, nemmeno io avevo con me nulla di stampato, perciò non potei fare altro che scambiare due parole con questa donna, giusto per passare il meglio possibile quella mezz’ ora, trascorsa la quale avrei potuto svignarmela dato che degli amici sarebbero venuti a prendermi e io non avevo altro da fare che aspettare senza fare niente.  Venne fuori che la signora, che viaggiava verso gli 86 anni, era stata una insegnante di Scienze alla scuola media e adesso, dopo ben quattro «vaccinazioni anti-Covid», era ancóra in buona salute, necessitando solamente di due bastoni per camminare con maggior sicurezza.  Non portava occhiali, il che mi incuriosí alquanto.  Dopo una decina di minuti di ascolto dei suoi racconti da parte mia, lei si accorse di un volantino in due pagine che era stato appoggiato su un tavolo poco distante e mi chiese se glielo potevo portare.  Cosí feci, e scoprimmo che si trattava di una pubblicità della sagra del paese che sarebbe iniziata la sera stessa.  Il testo era scritto in caratteri piuttosto grandi e la signora non èbbe alcuna difficoltà a leggerlo, tenendolo a una buona distanza dagli occhi, circa mezzo metro.  Continuando, arrivò a un punto in cui una scritta in dialetto molto piú piccola delle altre la mise in difficoltà e lei commentò: 

— Non riesco a lèggere e non ho con me i miei occhiali…
— Guardi che non c’è bisogno degli occhiali per lèggere, — dissi io sorridendo.
— Come no?  E come si fa?
— Deve usare la sua forza di immaginazione!
— E che cosa significa?
— Guardi, prenda come esempio questa fotografía che trova sul volantino…
— Questa dell’ albero?
— Sì, esatto.  Mi dica quale è la sfumatura di colore che le piace di più…
— Il verde, senza alcun dubbio.
— Il verde?  E quale?  Ce ne sono diversi di verdi in questa immagine…  Quello piú scuro al centro della chioma oppure quello piú giallino sui bordi?
— No, no, quello al centro, quello piú verde e piú intenso.
— Bene, allora mi dica:  se lo sa ricordare a occhi chiusi?
— Certo che sí!
— Beh, faccia qualche prova.  Saprebbe descriverlo a qualcuno che non l’ ha mai visto questo verde?
— Sì, certo.
— Allora magari potrebbe descriverlo a occhi aperti mentre guarda alla scritta difficile, pensando sempre alla sfumatura stampata sul foglio stesso, altrimenti non potrebbe descriverlo…
— Ci provo.

Dopo meno di trenta secondi la signora lèsse facilmente la scritta in dialetto e poi tutte le altre scritte piccole che c’ erano piú in fondo nella pagina.

Non chiese spiegazioni sul fenomeno appena sperimentato ma non appena qualcuno passò lì vicino a noi, un cameriere o un altro cliente, non perse l’ occasione per dire:

— Questo signore mi ha appena insegnato a lèggere senza occhiali!

Il primo avventore non mostrò nessun interesse, ma poi un’ altra persona si interessò alla faccenda e le chiese:

— Davvero?  E come si fa?
— Bisogna usare la forza di immaginazione e ricordare un colore preferito! — lei rispose.

Quel signore la guardò con gli occhi stralunati e io ancóra oggi mi sento dispiaciuto per il fatto di non aver potuto vedere come andava a finire quella scenetta, perché pochi istanti dopo arrivarono i miei compagni che mi fecero fretta di andare via con loro perché era già tardi.

[testimonianza raccolta da un socio storico AVP®]